L’uomo di Philadelphia è una saga famigliare ambientata nell’America di fine ‘800, scritta da Richard Powell nel 1956 e ripubblicata, oggi, per la prima volta in Italia, dalla casa editrice Marcos y Marcos, con l’intento di salvare dall’oblio opere e autori del passato.
Richard Powell, infatti, è stato un grande scrittore americano che ha raggiunto il successo proprio con la pubblicazione de L’uomo di Philadelphia, diventato ben presto best seller negli Stati Uniti e da allora considerato come il grande classico americano, che ha il privilegio di smascherare il conflitto tra identità personale e adattamento sociale. Successivamente, dai libri di Powell sono stati tratti ben quattro film, realizzati da registi come Woody Allen e Vincent Sherman.
«Spero che tu sappia cosa devi fare, Anthony. Tu sei il maschio che tutt’e tre abbiamo aspettato, mentre gli anni passavano lenti come passa lentamente il tempo di notte quando non si riesce a dormire»
L’uomo di Philadelphia – Trama
L’uomo di Philadelphia si apre con il viaggio in mare che, nel 1857, porta Margaret O’Donnell, una ragazza irlandese di sedici anni, a sbarcare da sola e senza appoggi a Philadelphia. Margaret è spinta da una forza interiore, una volontà solida e caparbia che trasmetterà a tutta la sua progenie. L’obiettivo del suo viaggio è quello di costruirsi una vita, una posizione, un’avvenire lontana dalle povertà che ha vissuto in Irlanda. Arrivata sola a Philadelphia, Margaret non si perde d’animo e grazie alla sua schiettezza e prontezza, riesce a procurarsi immediatamente il primo impiego come cameriera della prestigiosa famiglia Clayton. Questo è l’inizio di tutti gli anni a venire.
Lasciamo la storia di Margaret nel 1860, solo pochi anni dopo essere arrivata nella casa dei Clayton, eppure quei tre anni sono stati sufficienti a imprimere, come un marchio a fuoco, il cammino di tutti quelli che verranno dopo di lei. È il 1889 quando facciamo la conoscenza di Mary O’Donnell, figlia di Margaret. È un’insegnate bravissima, a quanto pare, a declamare poesie d’amore. Vive con sua madre nella casa sopra la sartoria di loro proprietà. È proprio nella sartoria che l’astuta Mary, vicina alla soglia dei trent’anni, incontra Harry Judson. Che sia per amore o per ambizione, Mary farà di tutto per conquistare il giovane uomo e, testarda come sua madre, ci riuscirà.
Siamo nel 1913, invece, quando incontriamo per la prima volta Katherine Judson, detta Kate, che splendida nei suoi diciotto anni, difende la propria indipendenza sopra ogni cosa. Soprattutto se è sua madre Mary a minacciarla. Kate vuole capire se può accettare la proposta di matrimonio fattale tanti anni prima da Mike Callahan, di origini irlandesi come lei. Mike è figlio del bidello della scuola dove insegna il padre di Kate e, naturalmente, Mary non è d’accordo che sua figlia, in lizza per partecipare ai balli da debuttante più rinomati della città, frequenti compagnie poco raccomandabili. Di altro avviso è sua nonna Margaret; per lei, la resistenza e la tenacia del sangue irlandese è superiore a qualsiasi benessere di classe. Kate presto sarà, però, alle prese con un altro incontro decisivo per la sua vita, quello con il facoltoso Billy Lawrence. La storia di Kate dura solo un anno, ma è sufficiente per continuare quel solco iniziato molti anni prima da sua nonna Margaret, verso l’ascesa sociale della sua famiglia.
Finalmente, nel 1921 conosciamo il vero protagonista della storia, colui che è da sempre destinato a risarcire la generazione degli O’Donnell di tutte le scelte compiute, a partire da quel viaggio intrapreso nel secolo precedente dalla sua bisnonna Margaret: Anthony Judson Lawrence. Seguiamo la storia di Anthony attraverso gli anni: l’infanzia, il college, il football, l’università, i balli organizzati dalla madre, il primo amore, la laurea in legge, la Seconda Guerra Mondiale, il ritorno in patria e finalmente il lavoro in uno degli studi legali più ambiti della città di Philadelphia: il Morris, Clayton, Biddle e Wharton. Ma non è ancora il momento per Anthony di tirare un sospiro di sollievo. Tutta la sua esistenza, fino a quel momento, gli ha insegnato che la vita non è facile a Philadelphia per chi non appartiene alle classi privilegiate. Eppure, lui è molto più vicino alla vetta di quanto ci si potesse aspettare. Ma bisogna valutare ogni singola mossa, tanto nell’amore quanto nel lavoro. Per arrivare davvero in cima, Anthony deve affrontare ancora un’altra sfida: un processo penale che lo porterà a chiedersi quanto, in tutti quegli anni, sia stato fedele a se stesso e quanto, invece, non sia stato altro che una pedina in mano a giocatori più abili ed esperti di lui.
Perché leggerlo
L’uomo di Philadelphia mi è piaciuto completamente. Non ho nulla da controbattere, né sulla storia, né sullo stile di scrittura, né sulle scelte stilistiche. Ho apprezzato particolarmente la scelta di arrivare gradualmente al vero protagonista, Anthony. Per capirlo in pieno, per comprendere il peso delle sue scelte e le origini di queste, bisogna, senza dubbio, conoscere le tre donne che sono venute prima di lui: la bisnonna Margaret, la nonna Mary e la madre Kate. Per questa ragione, i capitoli su loro tre sono fondamentali per la storia, seppur più brevi rispetto a quello su Anthony.
Nonostante la scelta dei salti temporali – cosa che non mi è dispiaciuta affatto – tra un protagonista e un altro, non c’è alcuna dispersione temporale e la cronologia della narrazione risulta chiara e lineare. La storia di queste tre donne e di quest’unico uomo è concatenata e propedeutica. Se non ci fosse stata la bisnonna, non ci sarebbe stato il pronipote. Anthony incarna, infatti, le ambizioni e i desideri di ascesa sociale delle tre donne che l’hanno preceduto; realizza, realizzando se stesso, i loro desideri, i loro sogni. Tutti e quattro i personaggi della storia sono ben particolareggiati nella descrizione psicologica. Margaret, Mary e Kate sono tre donne indipendenti, fiere, intelligenti, caparbie e coraggiose. Tre donne che non rinunciano ai loro principi e a se stesse. Tre donne che hanno riversato tutte le speranze di successo sull’unico uomo della famiglia. Hanno forgiato il carattere di Anthony, le sue aspirazioni, la sua educazione, il suo comportamento e infine, le sue scelte.
Molto forte è il tema sociale della realtà di Philadelphia di quegli anni: una città dove il nome, consolidato negli anni da almeno tre generazioni, conta più dei soldi. Una città in cui la carriera è più importante di qualsiasi altra ambizione. Dove il successo lavorativo e soprattutto il tipo di professione definiscono anche la persona che si è e ciò che si può ottenere in termini, non solo lavorativi, ma anche e soprattutto relazionali e privati. Margaret, Mary, Kate e Anthony si muovono tra questi ingranaggi, in epoche diverse, con piccoli aggiornamenti in termini di norme sociali, ma fondamentalmente con gli stessi meccanismi funzionali.
Ciò che mi ha colpito, più di tutto, è stato il temperamento delle donne O’Donnell. In loro l’ambizione non è nulla di cieco, insano o complottistico. L’ambizione è la loro opinione di se stesse, il loro rispetto verso se stesse e la loro fierezza. Ciò che le donne O’Donnell vogliono riuscire a ottenere più di tutto è il non deludersi. Ed è verso questo nobile e ispirazionale obiettivo che Anthony muove il suo destino.
In conclusione, L’uomo di Philadelphia è a ben ragione definito il grande classico americano. È un romanzo pieno, perfetto, circolare.
Titolo: L’uomo di Philadelphia
Autore: Richard Powell
Traduzione: Raul Soderini
Editore: Marcos y Marcos
Anno: 2021 (prima edizione in lingua originale 1956)
Pagine: 560
Voto: 5/5