Appunti per una storia di guerra

Appunti per una storia di guerra

Appunti per una storia di guerra è una storia scritta da Gipi, che gli ha valso il prestigioso riconoscimento del Prix du Meilleur Album al Festival di Angoulême nel 2006, consacrandolo tra i fumettisti più importanti a livello nazionale e internazionale, pubblicata per la prima volta dalla Coconino Press nel lontano 2004. Oggi, la Coconino sceglie di ripubblicarla in una nuova edizione.


«La città fu florida poi in rovine incredibilmente infine florida nuovamente»


Appunti per una storia di guerra – Trama

Appunti per una storia di guerra racconta di tre ragazzi – Giuliano, Christian e Stefano (detto il killerino) – legati da una profonda amicizia, nonostante le differenze sociali. Giuliano è il più benestante dei tre, mentre Stefano è cresciuto presto, vivendo in quartiere degradato, e imparando a cavarsela da solo (da qui il suo soprannome); e infine, Christian è passato da una famiglia affidataria all’altra. I tre protagonisti ci vengono presentati in uno scenario di guerra; hanno lasciato la città per nascondersi sulle colline della periferia e cercare di sopravvivere. È proprio il loro istinto di sopravvivenza che li porta a incontrare Felix, Felice, un malvivente che approfitta delle città quasi spopolate a causa della guerra, per condurre i propri loschi affari. Felice diventa un mentore per il killerino che sente, per la prima volta, di appartenere a un gruppo, di essere ritenuto valido e intelligente. Si mette a capo della banda, composta dai suoi due amici, e li inizia al lavoro di corrieri e riscossioni debiti. I tre ragazzi ora hanno tutto: soldi, bei vestiti, un posto dove stare, rispetto, indipendenza e soprattutto la loro amicizia. Anche se, da quando il killerino è diventato così amico di Felice, qualcosa all’interno del gruppo comincia a scricchiolare e, in particolare, il dito viene puntato verso Giuliano, quello diverso perché ha i soldi e due genitori da cui tornare una volta che la guerra sia finita.

Perché leggerlo

Appunti per una storia di guerra è, sostanzialmente, un romanzo di formazione, dove il tema dell’adolescenza viene declinato nelle sue sfumature più caratteristiche: il bisogno di appartenenza a un branco, la voglia di prevalere sugli altri affermando se stessi e le proprie idee, il perenne scontro con le figure genitoriali, la fratellanza che nasce tra gli amici e un senso di disorientamento perenne che, a volte, sfocia in scelte sbagliate e dannose, mentre altre volte ritrova il corso delle scelte più giuste. Il tutto si svolge sullo sfondo di una guerra: non sappiamo quale sia, perché sia scoppiata, chi sia coinvolto; sappiamo solo che ha cambiato radicalmente la vita dei tre adolescenti, mettendoli faccia a faccia con se stessi e con il mondo sporco e corrotto, che si trovano ad abitare.

La view fumettistica di Mirko

Ne hanno scritte di storie che parlano di società distopiche e guerre di fantasia – si somigliano tutte. Ne hanno scritte pochissime, invece, di storie caratterizzate da questi elementi di genere che sembrano uniche al mondo.  Appunti per una storia di guerra è senza alcun dubbio una di quelle storie.

C’è un concetto metaforico all’interno di questa storia che è rappresentativo sia del landscape socio-economico del mondo, che della mutazione individuale dell’individuo verso lo scorrere della vita: “Quanto ti devono scoppiare vicino le bombe, per farti dire che una guerra è tua?”. A mio parere, questa frase pronunciata da Killerino, con la saggia leggerezza del giovane veterano del quartiere popolare, rappresenta uno dei concetti più affascinanti dell’analisi di Gipi (la splendida postfazione illumina ulteriormente questo pensiero in maniera commovente). Funziona così al mondo: i problemi di una nazione non sono quelli di un’altra, quelli della grande città non sono quelli del paesino, quelli del centro non sono quelli della periferia, quelli di un conoscente non sono i nostri ecc. Viviamo in un torpore leggiadro, avvolti da un sistema di certezze fatto da paracaduti familiari, continue lobotomie digitali, tunnel d’informazioni, priorità minuscole rese totali e una visione della vita a dir poco miope – dovrei dire cieca. Le cose devono toccarci personalmente per trasformarsi in minacce concrete e, forse, solo quando arriva qualcosa di catastrofico come una guerra possiamo finalmente temere collettivamente e riflettere sulla fragilità e l’insignificanza delle nostre piccole vite davanti al fatto che il “grande sconosciuto” stia svelando i trucchi del mestiere un po’ alla volta. Dico “forse” perché l’imprevedibilità della storia del mondo vuole anche sempre mostrarci che le disuguaglianze esistono anche davanti ai più grandi livellatori. Il rasoio di Occam, se applicato ai problemi della società, finisce per trovarsi magicamente senza lama.

Contemporaneamente, esiste una certa invincibilità presunta che viene installata di default nei sistemi della gran parte degli esseri umani. D’altronde, si pensa alla possibilità della morte solo quando si iniziano a perdere i capelli, no? A volte, dare peso a questi pensieri di annunciata finitezza del nostro percorso, e di quello di chi ci circonda, aiuta a conferire un maggiore significato alla quotidianità contemporanea – ma non ci si arriva se prima non si viene presi a schiaffi dagli eventi inesorabili che caratterizzano l’esistenza. Non ci si arriva da ragazzini, lo si sospetta, magari con qualche sogno premonitore, a volte surreale, a volte calcolato contenitore di informazioni ricevute passivamente. Le storie di formazione sono sempre così accattivanti perché la crescita è infinita, catalogabile culturalmente ma comunque individuale, avviene a tutte le età ed è sempre l’unica cosa al mondo per la quale non esisterà mai un manuale d’istruzioni. Qui si ritrovano i tre protagonisti di questa storia, totalmente avvolti nel presente, già feriti dall’annullamento dello status quo del passato, completamente incerti verso un futuro che vorrebbero costruirsi in ogni modo, giusto o sbagliato che sia. E perché, poi, è così importante questo futuro se l’oggi è difficile? Perché forse ci sono due o tre cose per ognuno: gli amici, la motocicletta, il sentirsi voluti bene.

La bicromia delle tavole rende ogni pagina magistralmente fosca e malinconica, traducendo perfettamente lo scopo narrativo e sposandosi perfettamente con i dialoghi naturali. Anche quando un personaggio ridacchia e dice qualcosa di cretino, una terrificante malinconia permea le pagine. La guerra, in fondo, è fatta di paura ed euforia. Anche alcuni momenti della vita sembrano così.

Chissà se posso dar fastidio a Gipi (che nel 2004 usava la parola “librino”), e usare la parola “librone”, invece; perché Appunti per una storia di guerra racchiude l’inspiegabile essenza dell’essere, ed è una delle opere fondamentali del fumetto mondiale.

Auteur//Magazine//Indie Brand of: Novels, Movies, Visual Art, Pop Culture Opinions, Fashion, Stories, Creative Directions, Poems + More. Scopri chi è Mirko VVolpe sul suo blog NormalGenius_


TitoloAppunti per una storia di guerra

Autore: Gipi

Editore: Coconino Press (prima edizione, sempre Coconino Press, 2004)

Anno: 2021

Pagine: 144

Voto: 5/5