Eleanor Oliphant sta benissimo è il romanzo d’esordio della scrittrice scozzese Gail Honeyman, edito in Italia da Garzanti. Il romanzo, alla sua uscita (nel 2017), ha avuto un successo di pubblico immediato, diventando un bestseller venduto in 40 Paesi e rappresentando così un caso editoriale eccezionale.
«Alcune persone – i deboli – hanno paura della solitudine. Ciò che non riescono a comprendere è che possiede qualcosa di molto liberatorio: una volta che ti rendi conto di non aver bisogno di nessuno, puoi prenderti cura di te stesso. Il punto è questo: è meglio prendersi cura solo di se stessi. Non puoi proteggere gli altri, per quanto ci provi. Ci provi e fallisci – e il tuo mondo ti crolla addosso, brucia e si riduce in cenere»
Eleanor Oliphant sta benissimo – Trama
Eleanor Oliphant sta benissimo racconta la storia della protagonista, Eleanor appunto, che vive a Glasgow, ha quasi 30 anni, un lavoro come contabile, una casa tutta sua in cui abita da più di dieci anni, nessun amico, nessun fidanzato, nessun parente e sta benissimo.
È così che conosciamo Eleanor, perfettamente stabile nella sua settimana scandita da poco meno di dieci anni di abitudini: lavoro in ufficio dal lunedì al venerdì, senza parlare con alcun collega; pause pranzo a base di tramezzini e cruciverba; cene solitarie davanti alla televisione; telefonate della madre, che chiama da chissà dove, puntuali ogni mercoledì sera; e weekend chiusa in casa con la compagnia della fedelissima amica vodka, trascorsi senza dire una parola con nessuno. Perché le uniche visite che Eleanor riceve, sono quelle dell’addetto al contatore del gas e quelle fugaci dell’assistente sociale.
Ma Eleanor, così, sta benissimo. O almeno crede. Fortunatamente, la vita si dimostra più forte di tutto – di qualsiasi lutto, di qualsiasi trauma, di qualsiasi danno, di qualsiasi fine – e a un certo punto, che si voglia oppure no, che si sia pronti oppure no, ricomincia a girare; e destabilizza gli equilibri precari che Eleanor si è creata per sopravvivere alla sua storia e al suo passato, che non riesce né a dimenticare, ma che neanche ricorda alla perfezione. Questo è quello che succede a Eleanor: seppellita nei suoi silenzi, nelle sue abitudini, nelle sue stranezze, senza volerlo minimamente, la ragazza incontra un alleato, Raymond, il nuovo informatico della azienda per cui anche lei lavora. Trovandosi per puro caso ad assistere a un incidente stradale di un povero signore anziano, i due iniziano a legare.
Raymond, da prima sarà esclusivamente un fastidioso collega, fumatore incallito, senza un briciolo di finezza o di gusto nel vestire e nel portamento, poi diventerà una sorta di traghettatore di Eleanor nella società e nelle consuetudini sociali, e infine si trasformerà in un vero amico, capace di prendersi cura di lei, come nessuno ha mai fatto prima.
Perché leggerlo
Eleanor Oliphant sta benissimo è il racconto di un percorso di vita faticoso, ma bellissimo e pieno di tenerezza, della protagonista. Man mano che avanziamo nella lettura, scopriamo cosa le sia successo da bambina, attraverso dei piccoli frammenti di ricordi che si materializzano nella sua testa. Non abbiamo mai un quadro completo, solo dei piccoli flash, che troveranno solo alla fine del libro il loro insieme. La struttura del libro è divisa in tre parti, a conferma del cammino simbolico e reale che la protagonista compie, nel rientrare in società: bei giorni, brutti giorni, giorni migliori.
Difatti, uno dei temi cardine di tutta la narrazione è proprio l’estraneità di Eleanor alla vita sociale, alle convenzioni e agli usi che nascono nello stare con gli altri, che siano gli amici, la famiglia, i colleghi o degli sconosciuti. Agli occhi superficiali di che le sta intorno, Eleanor è una disadattata, perché non cura il suo look, perché ha una cicatrice sul viso, perché se ne sta per conto suo, perché non ha un telefonino, perché non esce e non ha amici.
Ma è davvero tutto qui il senso e il significato di una persona? Certo che no. Nessuno dei suoi colleghi, per esempio, si è mai preso la briga e la sensibilità di immaginare che dietro le sue stranezze ci fosse una storia difficile. È pur vero che Eleanor ha un bel caratterino: diretta, franca, senza filtri, senza empatia, dice sempre tutto quello che pensa e – inculcata dall’educazione e dal pensiero materno – non ha buone parole quasi per nessuno.
Ma è questa la vera Eleanor? Io stessa leggendola, nei primi capitoli, mi sono infastidita, trovandola un po’ spocchiosa; seppur avevo fatto quel patto implicito di sapere già che aveva un passato (anche se non sapevo ancora quale) che la giustificava. La tenerezza è arrivata subito dopo, quando ho imparato a conoscerla; quando l’ho vista sforzarsi di stare al mondo come gli altri, senza tradire se stessa; quando l’ho vista cercarsi disperatamente nel tentativo di non somigliare a sua madre; quando l’ho vista lottare per essere migliore e meno giudicante di come era stata fino a quel momento; quando, sostanzialmente, l’ho vista tornare alla vita.
Eleanor Oliphant sta benissimo è un romanzo eccezionale, con una protagonista che ti tiene incollata alle pagine. Gail Honeyman racconta di una tragedia personale e delle sue conseguenze, tratteggiando un personaggio a cui ci si affeziona subito, utilizzando un tono mai petulante, mai pesante, mai tragico; bensì fresco, diretto, ironico, cinico, sfrontato ma dolce. La storia di Eleanor è una storia di rinascita, di qualcuno che muove piccoli ma inesorabili passi che gli cambieranno la vita.
Attraverso gli stessi occhi della protagonista vediamo come il mondo e chi ci sta intorno possa cambiare volto, se gli permettiamo di mostrarci il suo lato migliore. Basta avere pochi ma buoni alleati. Perché l’amore genera amore, e un piccolo gesto di gentilezza e interesse può davvero cambiare la vita di qualcun altro.
Titolo: Eleanor Oliphant sta benissimo
Autore: Gail Honeyman
Traduzione: Stefano Beretta
Editore: Garzanti
Anno: 2018, 2020 (prima edizione inglese 2017)
Pagine: 352
Voto: 5/5