Gli Iperborei è il primo romanzo di Pietro Castellitto, figlio d’arte (padre attore, regista e sceneggiatore, madre scrittrice), conosciuto dal pubblico per i suoi ruoli in alcuni film e serie tv. Il suo libro d’esordio è pubblicato da Bompiani.
«Non sono né vivo né morto. Sono qualcosa lì in mezzo. E la sensazione è giusta, mi raffigura. Io questo sono: una morte in corsa, una vita in stallo»
Gli Iperborei – Trama
Gli Iperborei è il racconto di un gruppo di amici: Poldo, Tapia, Guenda, Stella e Aldo. Si conoscono dalle scuole elementari. Da bambini hanno interpretato il leone, la balena, il cerbiatto e il canguro in una recita scolastica che, nella mente di Poldo, si è cristallizzata come un ricordo imprescindibile.
Il protagonista è proprio Poldo, è lui che ci racconta di sé e delle vite dei suoi migliori amici. Figli di papà della Roma bene, pieni di soldi, imbottiti di droga e di vino, noncuranti di niente e di nessuno se non di loro stessi, impegnati a fare carriera, a ottenere il ruolo migliore e a spendere i soldi dei genitori in un lusso sfrenato e ostentato. Poldo è il protagonista, ma è anche il testimone della dissolutezza di questa gioventù spenta, diversa, incomprensibile. Quasi trentenni, Poldo e i suoi amici se ne fregano delle lotte per cambiare il mondo dei genitori, se ne fregano di opporsi a dei modelli, di concretizzarsi in concetti nuovi, di ribellarsi o di obbedire. Loro, semplicemente, vivono. E la loro vita non è altro che un susseguirsi di un aperitivo all’altro.
Poldo è il meno superficiale del gruppo. Rispecchia un po’ il modello del finto intellettuale alto borghese: scrive i libri, è cresciuto con un padre giornalista e una madre artista. Ha rischiato di morire, ma è ancora vivo. Anche se non sembra interessato a farsene granché di questa vita. Tapia è un arrivista, rimasto orfano da ragazzino, è ora impegnato nella politica, marcando posizioni destroidi e razziste. Stella è la peggiore di tutte: non ha spessore, si preoccupa solo di diventare attrice. Guenda ha un animo sensibile e profondo, che la droga pian piano le sta portando via. È l’amore di una vita di Poldo. Aldo ha perso letteralmente la testa. Per Stella, soprattutto.
I fatti si svolgono nell’arco di un’estate; un’estate che per Poldo avrà il sapore della resa dei conti, dei bilanci, del faccia a faccia con le persone che ha frequentato per tutta una vita.
Perché leggerlo
Gli Iperborei più che raccontare una storia, racconta dei suoi personaggi. I fatti che si svolgono sono davvero pochi e quello rilevante, che fa da filo conduttore della narrazione, è semplicemente uno. Sarà proprio la risoluzione di quell’episodio a cambiare gli equilibri tra Poldo e tutti gli altri. Come dicevo prima, quindi, la narrazione si incentra molto sul tratteggiare i connotati del protagonista e degli amici.
Sembra quindi che l’autore voglia farne uscire un ritratto generazionale, o quanto meno di un certo tipo di generazione. Se vogliamo, ci riesce anche: quello che emerge è piuttosto triste e infelice. Giovani uomini e giovani donne impegnati nel nulla più assoluto, poveri di argomenti, di pensieri, ricchi solo dal punto di vista economico. Tutti un po’ borderline, tutti un po’ folli, tutti dipendenti da qualcosa. Molto spesso i soldi e la droga. Ne esce fuori un’immagine dissacrante, senza possibilità di redenzione, tutta eccessi e senza un briciolo di morale.
Gli Iperborei è una lettura che mi ha lasciata molto spesso interdetta. Leggendo alcuni capitoli mi sembrava finalmente che la storia stesse per prendere il volo e poi invece si arrestava di colpo. È un libro ricco di riflessioni – quelle del protagonista, ma a mio parere anche dell’autore – che non si sposano con la narrazione. Come se fossero belle frasi messe lì per farsi sottolineare. Tuttavia, riconosco che c’è del potenziale nella storia, nella scelta di un racconto con focalizzazione interna in prima persona. Ma, almeno per me, la storia non ha funzionato del tutto.
Titolo: Gli Iperborei
Autore: Pietro Castellitto
Editore: Bompiani
Anno: 2021
Pagine: 224
Voto: 3/5