Il piacere, romanzo di Gabriele D’Annunzio, è stata una delle scoperte letterarie più sorprendenti che abbia mai fatto, tanto da rendere questo romanzo tra i miei libri classici preferiti. Di cosa parla? Naturalmente di amore. Di amore e piacere. Di vizio e virtù. Di arte e di perdizione.
«Ci sono certi sguardi di donna che l’uomo amante non scambierebbe mai con l’intero possesso del corpo di lei. Chi non ha veduto accendersi in un occhio limpido il fulgore della prima tenerezza non sa la più alta delle felicità umane. Dopo, nessun altro attimo di gioia eguaglierà quell’attimo»
Trama – Il piacere
Il protagonista è Andrea Sperelli (sì, quello che a scuola ci è presentato come il primo alter ego dello stesso D’Annunzio; esatto, proprio lui), pittore, poeta e intellettuale del suo tempo. Andrea Sperelli vive a Roma dove, durante una festa, conosce Elena Muti, con cui instaura un’appassionata storia d’amore. La relazione si conclude improvvisamente, lasciando il giovane preda dello sconforto.
Sconforto che cercherà di combattere dandosi alla perdizione e alla depravazione, cercando un po’ di Elena in tutte le sue nuove amanti. Vittima di un duello amoroso, si trasferisce in casa di una cugina. Qui incontra l’altra donna della sua vita, Maria Ferres. Agli antipodi con la prima amata, Maria conquista ugualmente il cuore di Andrea.
Ormai guarito Andrea ritorna a Roma, dove incontra nuovamente Elena, ora sposata con un altro uomo. Il destino vuole, però, che anche Maria, insieme a suo marito e sua figlia, si trasferisca a Roma. Da questo momento in poi, il protagonista sarà diviso tra una vecchia fiamma, che desiste dallo spegnersi, e da una nuova che continua ad ardere. L’epilogo non potrà che essere tragico.
Il romanzo è ambientato nella Roma di fine ‘800. Le suggestive descrizioni della città ne sfidando la sua reale bellezza. Così come il racconto dell’ossessione amorosa del protagonista investe le sensazioni dello stesso lettore, il quale, difficilmente troverà modo migliore di dare forma, attraverso le parole, alle proprie emozioni. Gli attimi d’amore sono narrati come una poesia, cosicché risulti difficile non incantarsi leggendoli.
Perché leggerlo
Diciamocelo chiaramente: D’Annunzio non è mai stato simpatico a nessuno. A scuola lo odiavamo tutti, e non tanto per i suoi scritti, quanto per il suo ruolo politico. Non ha mai suscitato tanta simpatia negli studenti, me compresa. In generale, questo succede con la letteratura italiana perché conosciamo gli autori solo per farli diventare i nostri incubi prima di interrogazioni e compiti in classe. Eppure, se questi autori ce li invidiano ovunque nel mondo un motivo ci sarà. E in effetti c’è.
Ho “ri-conosciuto” D’Annunzio durante gli ultimi anni di università. Complice una soleggiata domenica mattina romana trascorsa tra vecchie bancarelle. Scavando tra i vari libri mi è comparso Il piacere. Ambientato a Roma, con una protagonista femminile dal mio stesso nome… insomma, mi è sembrato un segno e l’ho comprato. E infatti, è stata una delle scoperte letterarie più piacevole che abbia mai fatto.
Perché? Perché ho “conosciuto” un nuovo D’Annunzio, lontano dalle raccolte in versi che mi hanno fatto studiare a scuola, lontano dall’interventismo e dalla marcia su Fiume. Ho trovato lo scrittore, e che scrittore! Quello che mi ha colpito di più è stata la sua eleganza nell’uso della lingua. Mai ho letto un libro così ben scritto.
Il piacere è sicuramente un romanzo di cui consiglio la scoperta.
Titolo: Il piacere
Autrice: Gabriele D’Annunzio
Edizione: Crescere edizioni
Anno: 2012 (Prima edizione 1899)
Pagine: 320
Voto: 5/5