La saga di Malinconico – Diego De Silva

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La saga di Malinconico è il nome che ho dato ai cinque libri scritti da Diego De Silva (scrittore, sceneggiatore e giornalista italiano) e pubblicati a partire dal 2007 da Einaudi (Non avevo capito niente; Mia suocera beve; Sono contrario alle emozioni; Divorziare con stile; I valori che contano (avrei preferito non scoprirli), che vedono protagonista l’avvocato quarantenne napoletano, Vincenzo Malinconico. 

Elementi della narrazione – La saga di Malinconico

Da un punto di vista narrativo i libri – a eccezione del terzo che è un insieme di riflessioni del protagonista, esposte durante la routine quotidiana o in seduta con il suo psicoterapeuta –  alternano due tipi di racconti: le vicende giudiziarie in cui è coinvolto l’avvocato e le faccende personali e famigliari che lo riguardano.

In tutti e cinque i libri, Napoli fa da sfondo discreto alle più bizzarre situazioni in cui incappa Malinconico, suo malgrado. Napoli si ritrova più che nello sfondo, nei dialoghi, nella fantasia con cui il protagonista si cava dagli impicci, nei suoi tempi lenti e nella sua predisposizione a filosofeggiare sulla vita. Napoli è, nei racconti di De Silva, molto più uno stile di vita, un modo di pensare, che non una città.

Elementi costanti della narrazione e della vita del protagonista sono la sua ossessione per il design di Ikea, il continuo riferimento al panorama musicale italiano e la passione per il cibo da fast food che condivide con la sua figliastra.

Ode a Malinconico

Vincenzo Malinconico è un personaggio così ben delineato e descritto nei suoi pensieri più intimi e nelle sue azioni più plateali, che mi sono chiesta più volte quanto ci fosse di De Silva in lui, quanto questo personaggio possa essere un suo alter ego. Ci si affeziona subito a Malinconico, ai suoi modi schietti e per nulla diplomatici, alle sue divagazioni costanti, alla sua inadeguatezza sociale. Malinconico è uno di quelli che cammina distrattamente per strada mentre la vita gli passa sotto il naso, perché troppo preso a seguire il filo illogico della sua esistenza. Malinconico è uno di noi.

E De Silva ci regala questo anti eroe attuale e poco mondano, attraverso dialoghi serrati, riflessioni sovrappensiero, spaccati di vita lavorativa, raccontati con colloquialità e schiettezza. Senza troppi giri di parole – che già Malinconico ne fa di suoi – De Silva descrive le cause perse che l’avvocato si trova a sostenere e difendere e i suoi fallimenti sentimentali, senza cadere in facili stereotipi; utilizzando un tono amaramente ironico e sfacciatamente napoletano.

Vincenzo Malinconico mi ricorda terribilmente Benjamin Malaussène, il personaggio francese ideato da Daniel Pennac. Nella mia fantasia di lettrice, sono due cugini che prima o poi si incontreranno per risolvere chissà quale giallo in cui sono incappati, rigorosamente loro malgrado.

Il mio consiglio è quello di lasciar entrare un po’ del pensiero di Malinconico nelle vite di tutti noi.

Leggi anche le mie recensioni dei singoli volumi: Non avevo capito niente; Mia suocera beve; Sono contrario alle emozioni; Divorziare con stile; I valori che contano.