L’opposto di me stessa

L'opposto di me stessa

L’opposto di me stessa è il libro della giornalista Meg Mason, pubblicato da HarperCollins, dedicato – come si legge nella quarta di copertina – a tutte quelle persone che almeno una volta nella vita si sono sentite sbagliate.


«“Martha” disse dopo, sdraiato accanto a me. “Tutto è insieme rotto, incasinato e completamente a posto. Ecco com’è la vita. Sono solo le proporzioni che cambiano. Di solito, da sole. Appena pensi che è così, che sarà così per sempre, cambiano di nuovo”»


L’opposto di me stessa – Trama

L’opposto di me stessa è la storia di Martha, una donna di quarant’anni sposata con Patrick, la persona che c’è sempre stata. Medico lui, scrittrice per riviste lei. Vivono in una bella villetta a Oxford, non hanno figli e conducono una vita che sembra fortunata sotto molti punti di vista, per Martha specialmente. Eppure Martha, alle parole della madre che le ricorda continuamente di quanto debba essere grata per ciò che nonostante tutto ha avuto, vorrebbe dissentire. Ed è quello che fa. È in questo frangente, nel giorno dopo il suo quarantesimo compleanno, che conosciamo Martha e apprendiamo la sua decisione di lasciare Patrick e tornare a vivere a casa dei suoi. Siamo alle primissime pagine del libro e dal secondo capitolo in poi ci apprestiamo a fare un viaggio a ritroso nella vita di Martha Friel, con sprazzi umoristici nel suo presente e nel rapporto con sua sorella e con i suoi nipoti.

Conosciamo Martha nella sua infanzia, tutto sommato felice, nonostante i periodi di “lasciamento” dei suoi genitori. È la primogenita, ha una sorella poco più piccola, Ingrid, che è da sempre la sua roccia, la sua spalla, l’unica che riesce a farla ridere e a farla sopravvivere nel caos della loro vita famigliare. La madre di Martha è infatti un’artista, il padre un poeta che non ottiene successo e la loro casa è invasa da feste tutti i fine settimana. Ci sono poi i Natali a Belgravia, a casa della zia Winsome, sorella della madre e specchio della vita opposta rispetto alla loro: casa perfetta, marito e figli perfetti e sempre in ordine. Soprattutto, Winsome è un’adulta sobria che si comporta come tale, mentre sua madre – alterata dal consumo di alcol – si comporta come le pare. Ingrid è l’alleata costante di Martha nell’imbarazzo per la madre, per i commenti antipatici del marito di Winsome e per tante altre battaglie. Come quella che inizia quando Martha ha diciassette anni e dentro la sua testa scoppia una bomba. È l’inizio di una vita diversa, irriconoscibile. Martha, accompagnata dai genitori, passa di dottore in dottore, di cura in cura, eppure le medicine non sembrano farla stare meglio. È l’affetto del padre, il porto sicuro del suo studio, l’amore di Ingrid e il silenzio della madre a guarirla quel tanto che basta per farle terminare gli studi, trovare un lavoro, sposarsi con uno stronzo, divorziare, trasferirsi a Parigi e infine, sposarsi con Patrick, quel ragazzo che aveva conosciuto molti anni prima proprio durante un Natale a casa di sua zia Winsome.

Perché leggerlo

L’opposto di me stessa è un libro dolce-amaro, ironico, vero. Ho amato Martha dalla prima frase che ho letto. È una protagonista tagliente, spigolosa, infinitamente tenera e buona. È una donna difficile, inavvicinabile, complicata, ma piena d’amore. Tutto ciò che Martha è di buono è nascosto a se stessa, ma non agli altri, che la amano con pazienza, con indolenza a volte, con rabbia altre.

Il tema della salute mentale è l’argomento principale del libro, tutto gira intorno alle diagnosi sbagliate che ha ricevuto Martha durante tutta la sua vita (e di conseguenza alle cure sbagliate), senza darle la possibilità di capire realmente di cosa soffra; proiettandola quindi in una dimensione di auto-diagnosi che ha fatto peggio della diagnosi reale. Di fatto, non lo capiamo neanche noi perché non ci sono riferimenti concreti alle patologie e questo è un aspetto che ho apprezzato molto. Non è importante, in questo contesto, identificare una patologia, è importante lanciare un messaggio: i disturbi mentali non sono un tabù, non vanno affrontati da soli e soprattutto non ci definiscono in assoluto. Cosa significa? Che non siamo solo il nostro disturbo. Il libro, inoltre, parla a tutti: giustificati o meno da una patologia, tutti abbiamo i nostri giorni no, tutti ci sentiamo sbagliati per dei momenti della nostra vita e un messaggio universale come questo prescinde dalla diagnosi.

Molto interessante è che l’autrice si sia sì concentrata a dipingere una protagonista forte, con molte sfaccettature e quindi accattivante, ma che non abbia tralasciato le relazioni di Martha. È proprio nelle relazioni sociali, famigliari e coniugali che i disturbi possono diventare barriere emotive. Per chi ci è accanto nelle nostre battaglie non è sempre facile. Bisogna calibrare l’indulgenza con la spinta all’azione, con la sana rabbia. A un certo punto Ingrid, Patrick, sua madre si ribellano a Martha, smettono di giustificarla e così facendo la mettono faccia a faccia con la realtà. E questo, penso, sia il compito più difficile per chi ci ama.

Insomma, L’opposto di me stessa è un libro profondo, sensibile, importante, scritto con uno stile molto ironico e frizzante, con immagini significative, dialoghi realistici e personaggi unici nel loro genere. È una lettura che consiglio a tutti di fare, perché parlare di salute mentale non è mai abbastanza.


TitoloL’opposto di me stessa

Autore: Meg Mason
Traduzione: Chiara Ujka

Editore: HarperCollins

Anno: 2022

Pagine: 384

Voto: 5/5