Ogni piccola cosa interrotta è il titolo dell’esordio narrativo di Silvia Celani, pubblicato da Garzanti. Il libro ha incontrato un grande successo di pubblico.
Personalmente, sono rimasta affascinata proprio dal titolo che mi suggeriva un’idea, una sensazione, una risposta a una vecchia domanda. Leggendolo, però, ho incontrato qualche resistenza. Vi spiego perché.
«Anche se cerchiamo di proteggere ciò che amiamo con tutti noi stessi, non sempre siamo in grado di farlo, sai? […]. Ma niente finisce. Anche una cosa rotta può tornare a vivere»
Trama – Ogni piccola cosa interrotta
Vittoria è una ragazza universitaria, appartenente a una famiglia dell’alta società romana. Conduce una vita all’apparenza perfetta, con un buon curriculum accademico, amici che sembrano volerle bene, feste facoltose e una casa invidiabile. Insomma, Vittoria è una giovane donna privilegiata a cui non manca niente. Ma se davvero così fosse, non avrebbe certo bisogno di rivolgersi a una psicologa per capire cosa le succede quando, all’improvviso, sente mancarle il respiro e ha l’impressione di rimanere in apnea.
La diagnosi è facile: Vittoria soffre di attacchi di panico. Ma capire dove risiedano le radici di questo malessere, lo sarà meno. Sarà forse nel rapporto inesistente con una madre che non si cura di lei? Oppure nella prematura morte del padre, di cui Vittoria non conserva né ricordi, né fotografie? Oppure nell’insoddisfazione che inizia a sentire per il mondo vacuo e superficiale in cui vive?
Quale che sia la ragione, Vittoria, iniziando un percorso di introspezione, per nulla semplice e fatto di continui alti e bassi e di momenti di piena fiducia e poi di rabbia nei confronti della sua psicologa, mette in moto qualcosa di più grande: la ricerca del suo posto nel mondo.
Quello che Vittoria si chiede è se sia mai stata amata, voluta, quale sia il senso della sua esistenza. Ritrovando un vecchio carillon prima, e una fotografia di suo padre da ragazzo poi, con il supporto della psicologa e l’aiuto di Ion (un ragazzo venuto da lontano, incontrato per caso nel bar vicino l’università, con un’estrazione sociale molto differente dalla sua, ma con le stesse ferite nel cuore e sulla pelle), Vittoria riuscirà a ricomporre i pezzi della sua infanzia, per poter così costruire il suo futuro, nella certezza di essere stata amata e di esserlo ancora.
Ogni piccola cosa interrotta è un percorso a ritroso, in cui la protagonista scavando nel suo passato, cerca di dare senso al suo presente, per costruire un futuro degno di essere vissuto. Attraverso la ricomposizione fisica di un carillon fatto a pezzi, Vittoria ricostruisce se stessa, creandosi la propria strada per uscire dal buio da cui sente di essere avvolta.
Vittoria non ricorda niente della sua infanzia, non ricorda che bambina sia stata e questo le impedisce di capire che donna sia oggi. Perché è proprio nell’infanzia, nell’amore incondizionato che dovrebbero dare i genitori (e la famiglia in generale, a prescindere da chi la componga) che risiedono le radici delle persone che saremo. Perché si accetta l’amore che si crede di meritare. E se si pensa di non essere stati amati o di non esserlo stati a sufficienza, o se si pensa di essere stati amati male, i nostri percorsi di vita rischiano di essere devianti.
Perché leggerlo
Il mio parere nei confronti di questo libro è contrastante, perché ho trovato la risposta a quella domanda che mi portavo dentro e che il titolo, come dicevo all’inizio, aveva stuzzicato. L’insegnamento di fondo che smuove l’autrice, circa le seconde possibilità in senso lato, ma più strettamente connesso alla capacità di accettare le proprie ferite, le proprie crepe ed esaltarle perché ci rendono noi, e perché ogni cosa rotta, interrotta può essere aggiustata, anche quando si parla dell’anima delle persone, lo trovo centrato, attuale e ben spiegato. È una branca di pensiero a cui io sento di appartenere come essere umano e che cerco a mia volta di diffondere.
Ma al di là di questo, non c’è nient’altro. Probabilmente il mio giudizio è un po’ severo a causa della delusione che ho sentito, leggendo il libro, rispetto alle mie aspettative. Innanzitutto, dalla quarta di copertina non avevo capito che la protagonista fosse una giovane ragazza, una donna in divenire. Mi ero, invece, fatta l’idea che fosse una donna adulta e, onestamente, l’avrei preferito. Vittoria è in potenza sotto molti punti di vista e ha un atteggiamento più simile a una sedicenne, che molte volte mi ha infastidito. Inoltre, credo che la presa che il libro abbia avuto su di me, lasciandomi commuovere in alcuni tratti, sia dovuta alla vicinanza della mia vita con il tema della perdita.
In poche parole, credo che se non avessi avuto qualcosa in comune con Vittoria, il libro non mi sarebbe piaciuto per niente. La trama è banale, i personaggi stereotipati, si procede per luoghi comuni e frasi già dette. Anche gli incontri con la psicologa, che dovrebbero rappresentare l’arricchimento narrativo di questo libro, restano piatti, così come tutta la narrazione.
Se mi sento di consigliare la lettura di questo libro? Nì. Probabilmente, se ci si sente rotti per qualche ragione, può essere un buon balsamo per i propri pensieri. Altrimenti, la definirei solo una storia nel mare di tante altre storie.
Titolo: Ogni piccola cosa interrotta
Autore: Silvia Celani
Editore: Garzanti
Anno: 2019
Pagine: 288
Voto: 2.5/5