Perdersi è il nuovo romanzo pubblicato dalla Fazi Editore di Elizabeth Jane Howard, autrice inglese che abbiamo conosciuto in Italia, e imparato ad amare, grazie alla saga dei Cazalet.
Perdersi è un romanzo difficile da leggere, non per la complessità della lingua o della trama, ma per i sentimenti che mette in scena e che suscita. Più volte leggendolo, mi sono chiesta quanto debba essere stato difficile scriverlo. Perché? Perché, seppure in forma romanzata, è il racconto autobiografico di un’esperienza che la Howard ha vissuto realmente: un plagio psicologico.
«Alla mia età è ridicolo permettere che l’idea di essere amata mi renda invisibile»
Trama – Perdersi
Perdersi racconta della vita della sessantenne Daisy, scrittrice e sceneggiatrice, che a seguito di due matrimoni falliti alle spalle, un rapporto conflittuale con la figlia e un lavoro che la porta spesso a viaggiare, decide di comprare un cottage nella campagna inglese, per trovare un po’ di pace lontana da Londra.
Lì conosce Henry, un giardiniere con qualche anno in più di lei, che si offre di curarle il giardino prima e poi, mentre lei sarà in America per lavoro, si offrirà anche di custodire la casa, avviando così una corrispondenza epistolare.
Al suo rientro in Inghilterra, Daisy trova un’accogliente casa ad attenderla e Henry che, dopo l’intimo scambio di lettere, non considera più unicamente come giardiniere e tuttofare. Tra i due nasce, infatti, una storia d’amore che si trasforma subito in convivenza e in una proposta di matrimonio.
Sembrerebbe una favola e invece è una macchinazione studiata ad hoc da Henry per poter vivere a spese di Daisy, senza doversi preoccupare di lavorare o di dove dormire, avendo sempre a disposizione un camino che tiene al caldo, tantissimi libri da leggere, una donna che cucina per lui e che lo soddisfa a letto e una bottiglia di vodka pronta a essere consumata.
Perché leggerlo
Perdersi è un romanzo a due voci: da una parte abbiamo il racconto di Henry e dall’altra quello di Daisy. È proprio la preziosa possibilità di leggere intimamente ciò che pensano i due personaggi che rende difficile la lettura. L’indignazione che sale, pagina dopo pagina, per le macchinazioni di Henry è sconvolgente. È proprio qui che mi chiedo come abbia fatto la Howard a tracciare così bene la mente di una persona tanto abietta e cattiva, di trovarvi le giustificazioni che lui – giustamente – trova verso se stesso e la sua storia. Considerando che il racconto muove da un’esperienza personale, trovo il compito ancora più difficile. Mi auguro che sia stato anche terapeutico per l’autrice.
Henry è uno scansafatiche, alcolizzato e violento, un bugiardo seriale che ha speso la sua vita a rovinare quella delle donne che sono – sfortunatamente – incappate sulla sua strada. Dal primo momento in cui incontra Daisy, per puro caso, intesse una rete di macchinazioni e di bugie, grazie alla sua inspiegabile comprensione dell’animo femminile, che gli permetteranno di guadagnarsi la fiducia della donna e che la porteranno a capitolare ai suoi piedi. Henry fiuta istintivamente la diffidenza di Daisy e mentre lei è in America entra furtivamente nella sua casa per scoprire tutti i pezzetti della storia personale della donna e creare il puzzle della sua personalità, che gli permetterà, con più facilità, di farla cedere.
Henry leggerà i suoi diari segreti, le lettere dei suoi amori passati, spierà le sceneggiature da lei scritte e scriverà di suo pugno delle lettere per raccontarle la propria vita. Ogni lettera sarà un susseguirsi di bugie, dove Henry cercherà di dare l’idea di una persona sfortunata, a cui la vita ha riservato molte sofferenze e per questo innocua e incapace di far soffrire gli altri. Quando Daisy tornerà al cottage, si prodigherà in attenzioni tutte ben studiate e architettate per catturare il suo interesse e il suo affetto.
È meschino tutto ciò che pensa e che mette in pratica. E il lettore, leggendo i capitoli del libro dal suo punto di vista, non è vittima come Daisy, bensì complice, testimone impotente di quello che Daisy sta subendo. E non può fare niente se non arrabbiarsi e indignarsi ed essere felice che Daisy abbia al suo fianco due fidati amici e una figlia che le vuole molto più bene di ciò che dimostra apertamente.
Perdersi è un romanzo spietato e feroce, ma allo stesso tempo ho riconosciuto e trovato tutta la sensibilità e la dovizia di particolari famigliari alla Howard, che mi hanno fatto amare i Cazalet e che mi hanno fatto amare anche questo libro, nonostante il personaggio di Henry mi abbia suscitato un odio profondo. Solo una penna magistrale come quella della Howard può riuscire a far convivere due sentimenti così agli antipodi.
Se ti piace Elizabeth Jane Howard leggi anche la mia recensione de Le cronache dei Cazalet o le recensioni dei singoli volumi: Gli anni della leggerezza; Il tempo dell’attesa; Confusione; Allontanarsi; Tutto cambia
Titolo: Perdersi
Autore: Elizabeth Jane Howard
Traduttore: Sabina Terziani e Manuela Francescon
Editore: Fazi Editore
Anno: 2020 (prima pubblicazione inglese 1999)
Pagine: 418
Voto: 5/5