Alice, Dorothy & Wendy è il titolo che la Mondadori ha scelto per la raccolta delle storie di Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie, Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò; Il meraviglioso mago di Oz; Peter Pan nei giardini di Kensington e Peter Pan e Wendy. La raccolta è pubblicata nella collana Oscar Draghi ed è a cura di Massimo Scorsone.
Come lui stesso ci spiega nella prefazione del libro, sono molteplici i punti di contatto tra queste tre figure femminili (tanto nei tratti estetici, quanto nella simbologia delle avventure e nelle tematiche a esse collegate, nonché al background storico di riferimento) che hanno influenzato il panorama letterario, cinematografico e musicale dall’epoca vittoriana fino ai giorni nostri.
Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie – Blog Tour e Approfondimento
Partecipando al Blog Tour organizzato per l’uscita del libro, ho avuto il privilegio di leggere la raccolta in anteprima, e ho deciso di approfondire il racconto de Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò.
Per spiegare come le avventure della piccola Alice abbiano ottenuto fama mondiale, influenzando tutta la produzione culturale e creativa oggi esistente, bisogna fare un passo indietro e iniziare a capire il terreno in cui Alice è nata: l’età vittoriana.
Il contesto storico e sociale
Per epoca vittoriana si intende quel periodo della storia dell’Inghilterra compreso tra il 1837, anno dell’incoronazione della regina Vittoria, e il 1901, anno della sua morte. Fu un’era complessa e contradditoria: da una parte ricca di progresso, riforme sociali e stabilità politica, dall’altra caratterizzata dalla povertà, dall’ingiustizia e da disordini sociali. Questa contraddizione intrinseca si riflette nella letteratura dell’epoca. Due esempi su tutti sono proprio Lewis Carroll e Charles Dickens.
Il primo mette al centro della sua produzione artistica bambine dell’alta borghesia, ignorate dalle famiglie, cresciute dalle bambinaie e protette dagli agi imposti dalla loro classe sociale; mentre il secondo, all’opposto, concentra il suo lavoro sulla classe operaia per descriverne le abitudini, i vizi, il linguaggio quotidiano e soprattutto lo sfruttamento dei bambini, che Dickens, nelle sue storie, elegge a voce moralizzante del racconto.
Proprio la morale è uno degli aspetti più peculiari della società vittoriana, in cui l’alta borghesia propose un codice di valori che rifletteva la loro idea società, totalmente scollegata rispetto al mondo e ai problemi reali. Questo codice era incentrato in particolar modo sul concetto di “responsabilità”, che implicava il possesso delle buone maniere, una casa confortevole con la servitù e la frequentazione regolare della chiesa.
La famiglia era fortemente patriarcale, il marito/padre rappresentava l’autorità, mentre la moglie/madre si occupava dell’educazione dei figli e di supervisionare la gestione della casa e della servitù. La sessualità era fortemente repressa e vissuta con vergogna quando espressa; il vero valore di una donna era la sua virtù che andava esaltata da vestiti casti e modi scostanti.
Ciò che caratterizzò in particolar modo l’Inghilterra della regina Vittoria fu proprio il divario tra le classi sociali: mentre le più abbienti erano impegnate a rispettare il loro codice di valori, il resto della popolazione viveva in condizioni di grande povertà, in aree periferiche, caratterizzate da squallore, malattie e crimine.
È proprio in questo contesto che crebbe Charles Lutwidge Dodgson, ossia Lewis Carroll, un ragazzo molto timido, figlio di un pastore anglicano, che fece crescere i figli sotto la sua severa religiosità. Charles mostrò fin da subito un’innata predisposizione alla creatività mettendo su un teatro delle marionette, disegnando e scrivendo opere teatrali per il giornale di famiglia. Insegnò matematica alla Oxford Univeristy, ma non abbandonò mai la sua passione per la scrittura e col tempo si avvicinò anche alla fotografia.
Passione che gli causò non pochi problemi, considerando che i suoi scatti erano prevalentemente bambine in pose maliziose e vestite con abiti succinti, molto spesso accompagnati da lettere scritte di suo pugno. Tale situazione creò uno scandalo considerevole, nonostante nell’epoca vittoriana il rapporto con i minori fosse alquanto malsano: i bambini lavoravano come spazzacamini, le ragazzine era costrette in matrimoni con uomini molto più grandi di loro, e questo nel migliore dei casi. Carroll, dunque, venne accusato di pedofilia e l’accusa oscurò, in parte, la sua produzione letteraria.
Infatti, quando nel 1865 Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie vide la luce, fu accolto con molta perplessità dalla stampa inglese, perché il racconto venne tacciato d’essere il contenitore delle fantasie perverse di Carroll. O ancor peggio, come strumento creato dall’autore per sedurre la piccola Alice Pleasance Liddle, figlia della famiglia Liddle, con cui Carroll aveva stretto amicizia anni prima. Fu proprio durante una gita in barca con la famiglia che Lewis Carroll, per intrattenere le piccole di casa Liddle, diede vita alla trama principale di quelle che poi sarebbero diventate Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie. Nonostante il mancato endorsement della critica inglese, il libro destò grande successo di pubblico, così come successe al libro successivo Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò, pubblicato nel 1871.
L’analisi
Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie viene considerato un libro per bambini e ragazzi e sicuramente lo è, soprattutto considerando che Lewis Carroll lo scrisse proprio con l’intenzione di raccontare una storia per loro, creandogli un mondo ludico dove potessero sentirsi liberi di non rispettare le tantissime regole imposte dalla loro posizione sociale; ma la simbologia, la logica, la matematica e il nonsenso, nonché tutti i riferimenti ai valori e alle figure dell’età vittoriana (pare che la Regina di Cuori sia la rappresentazione di Carroll della regina Vittoria), lo rendono un libro fruibile e apprezzabile anche da un pubblico adulto.
Il racconto della piccola Alice è quello di un viaggio immaginario, in un mondo dominato dal nonsenso, dove tutto è il contrario di ciò che sembra. La rappresentazione di questo mondo regolato da dettami assurdi e da figure bizzarre e illogiche, simboleggia il modo di Carroll di vedere il mondo come un posto pericoloso per i bambini. Ciò diventa ancora più vero se si pensa che durante l’età vittoriana l’avvento dell’industrializzazione cominciò, lentamente, a far emergere nella coscienza sociale il problema dello sfruttamento minorile e dell’educazione dei bambini. Soprattutto, il tema del viaggio è legato alla precarietà dell’età infantile, destinata a terminare con il sopraggiungimento dell’età adulta.
Non a caso, i temi principali delle avventure di Alice, a un’analisi più profonda e complessa del testo, sono: l’inevitabile perdita dell’innocenza infantile, la vita come un puzzle insignificante da comporre, la morte come costante minaccia, il sogno, il viaggio come crescita e il nonsenso. Infatti, il viaggio dall’infanzia all’età adulta (o anche, volendo, dal sogno alla ragione, dall’assurdo alla realtà) porta Alice a interfacciarsi con nuove e sempre diverse situazioni, dove è necessario mostrare un certo grado di adattamento, perché ogni incontro ha le sue proprie regole. Proprio questa capacità progressivamente mostrata da Alice, man mano che la sua avventura prosegue, dimostra come diventi autonoma e indipendente.
La piccola Alice e tutti i personaggi assurdi che incontra durante il suo viaggio (il Bian Coniglio, Il Cappellaio matto, Il Brucaliffo, la Regina di Cuori, lo Stregatto… solo per citarne alcuni) hanno influenzato in un modo senza precedenti la produzione culturale e artistica fino ai giorni nostri. L’influenza di Alice passa per il cinema, la tv, il teatro, la fotografia, la letteratura, i fumetti, i videogiochi e la musica. Il nonsenso, le regole illogiche e assurde che regolano il paese delle meraviglie, le strane avventure, i bizzarri personaggi, i funghi o i biscotti che Alice si ritrova a mangiare o le boccettine che beve per cambiare taglia, sono uno spunto più che sufficiente per alimentare così tanto la produzione artistica mondiale, che ha avuto il merito, secondo me, di ampliare ulteriormente il range di significati sottostanti il paese delle meraviglie.
Fare riferimento a tutta l’opera artistica relativa al libro di Carroll è un lavoro che potrebbe lasciar fuori qualche produzione a discapito di un’altra, per tale ragione mi soffermerò su quelle che maggiormente hanno avuto impatto sulla mia conoscenza (e amore smisurato) di Alice.
La musica e le droghe
È lungo l’elenco dei cantanti che si sono lasciati ispirare dalle tematiche e dalle scenografie di Alice, tanto nel panorama anglofono quanto in quello italiano. Mi voglio soffermare, però, su un gruppo in particolare, ossia i Jefferson Airplane, autori di White Rabbit.
La canzone è un riferimento esplicito al viaggio “allucinante” di Alice, e muove i suoi passi a partire da una delle tante critiche mosse nei confronti dell’opera di Carroll, circa il personaggio del Brucaliffo, che pare essere sotto l’effetto di droghe, e dei cibi ingeriti da Alice per cambiare taglia. La canzone è una provocazione e/o una giustificazione all’utilizzo delle droghe stupefacenti e allucinogene, come LSD, quale strumento di alienazione da un mondo pieno di regole che li opprime.
Anche in questo caso, è il contesto storico che ci viene in soccorso. Senza dilungarmi troppo, è importante sapere che i Jefferson Airplane sono stati un gruppo rock di San Francisco, nato nel 1965, pionieri della musica psichedelica e i primi a esibirsi in “concerti dance”. Dunque, la loro vita, così come la loro musica, fu fortemente influenzata dai movimenti del ’68 e da tutti quegli ideali di pace, amore e libertà che si portavano dietro. Difatti il loro LP Surrealistic Pillow (contenente la traccia White Rabbit) viene considerato uno degli album chiave della “Summer of Love”. Inoltre, il gruppo suonò ai tre principali festival rock degli anni ’60: Monterey, Woodstock, Altamont; e furono presenti ai primi due festival dell’Isola di Wight.
Il cinema e la tv
Per quanto riguarda il comparto visivo, sono stati tantissimi gli adattamenti cinematografici e televisivi delle avventure di Alice. C’è da fare una precisazione però, molti dei film dedicati ad Alice sono l’insieme di entrambi i libri di Lewis Carroll (Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò). La prima trasposizione cinematografica risale al 1903 ed era un cortometraggio inglese, muto in bianco e nero.
Per la prima trasposizione a colori dobbiamo aspettare il 1951 (e nel frattempo, sono stati molti gli approcci del cinema in bianco e nero all’opera di Carroll) quando la Walt Disney realizza il film d’animazione intitolato Alice nel paese delle meraviglie, segnando così il 13°classico targato Disney. Personalmente sono molto affezionata a questo cartone, che resta indiscusso il mio cartone preferito. È il 1999 quando Nick Willing produce il film per la televisione Alice nel paese delle meraviglie (che vede Whoopi Godlberg nel ruolo dello Stregatto), e questo resta per me, il più bel film su Alice che abbia visto.
Nel 2010 è Tim Burton (sempre per Walt Diseny) con il suo Alice in Wonderland a riportare in auge, per il mondo cinematografico, la figura di Alice e nel 2016 è James Bobin a continuare l’opera con il seguito del film Alice through the Looking Glass. Non ho apprezzato queste due versioni dalla storia di Carroll perché, a mio avviso, si è perso l’incantesimo del mondo magico di Alice in favore di una caricatura eccessiva e un po’ grottesca che ha poco a che vedere con l’immaginario onirico a cui Carroll fa riferimento.
Infine, nel 2013 è stata creata dall’ABC una serie televisiva dal titolo Once upon a time in Wonderland (spin-off della serie Once upon a time), dove le avventure di Alice vengono narrate nel presente, con una serie di eventi inediti rispetto le precedenti narrazioni.
La letteratura
Naturalmente, anche per il mondo della letteratura sono tantissimi gli esempi narrativi in cui vengono ripresi i personaggi dell’opera di Carroll o le ambientazioni. Ma il libro su cui voglio soffermarmi si intitola Sono stata Alice di Melanie Benjamin (edito in Italia per Fazi Editore) ed è una biografia romanzata di Alice Pleasance Liddle, la bambina musa ispiratrice di Lewis Carroll. La stessa autrice racconta di come durante una mostra a Chicago, dedicata a Carroll, si imbatté nelle sue fotografie di ragazzine e tra queste trovò quella in cui era ritratta Alice, a soli 7 anni.
Diversi anni dopo, su suggerimento di un’amica e dopo numerose ricerche, decise di scrivere un libro che raccontasse della vita di Alice, sia negli anni di amicizia del reverendo Dodgson (Carroll) con la famiglia Liddle, sia di quelli successivi, quando improvvisamente, i rapporti si ruppero per sempre. All’epoca delle gite in barca, delle foto e delle storie inventate da Carroll e della corrispondenza con Alice, la piccola aveva circa 11 anni e lui 31. Successivamente, la madre di Alice bruciò tutte le lettere intercorse tra i due, e per molti anni non parlarono più in pubblico di cosa accadde con il reverendo, fino a quando Alice, adulta, non fu costretta a vendere il manoscritto originale delle avventure di Alice, che Carroll le aveva regalato molto tempo prima.
Il libro è molto interessante perché, sebbene romanzato, ricostruisce a partire da testimonianze concrete la vita di Alice e del suo profondo legame con la bambina che tutto il mondo ha conosciuto, grazie alla penna di Carroll. Nel libro sono presenti anche due delle fotografie che il reverendo scattò alla piccola Alice.
Concludendo
Questi sono solo alcuni esempi dell’influenza innegabile che Alice ha avuto nel mondo dell’arte e quello che mi preme sottolineare è come tale influenza non si sia declinata esclusivamente come mero riadattamento del complesso mondo che Carroll ha creato, ma come i personaggi del paese delle meraviglie siano stati integrati in altri contesti creativi, come abbiano ispirato la creazione di ulteriori personaggi a sé stanti, creando un citazionismo (in senso assolutamente positivo) internazionale e interculturale dell’opera di Lewis Carroll.
Titolo: Alice, Dorothy & Wendy
Autori: Lewis Carroll. Lyman Frank Baum, James Matthew Barrie (a cura di Massimo Scorsone)
Traduzioni: Masolino D’Amico, Alba Mantovani, Pina Ballario
Illustrazioni e Disegni: John Tiennel, W.W. Denslow, Giulia Braga
Editore: Mondadori Oscar Draghi
Anno: 2020
Pagine: 540
Voto: 5/5
Bellissimo articolo, ho trovato tantissime cose che non sapevo come il gruppo del white rabbit e molto altro. Interessante e dettagliato come sempre. Grazie mille è stato bello leggerlo
Grande articolo. Ottimi spunti di riflessione e curiosità nuove anche per me che adoro il classico.
Sono molto felice che ti sia piaciuto l’articolo e che tu abbia trovato nuovi spunti. I jefferson Ariplane poi sono favolosi, hanno davvero fatto la storia 🙂
Sono felicissima di leggere che l’articolo ti sia piaciuto così tanto 🙂