La vita invisibile di Addie La Rue – Victoria Schwab

La vita invisibile di Addie La Rue – Victoria Schwab

La vita invisibile di Addie La Rue è un libro fantasy pubblicato in Italia da Mondadori nella collezione degli Oscar Fantastica. Il libro appartiene al sottogenere del romanzo faustiano e dosa elementi che si avvicinano alla letteratura gotica con elementi più tipici dei romanzi d’amore.

Blog Tour e Trama – La vita invisibile di Addie La Rue

Ho avuto il privilegio di leggere La vita invisibile di Addie La Rue in anteprima, grazie al blog tour organizzato dalla casa editrice. 

Incontriamo Adeline La Rue, ancor prima di sapere che si tratti di lei, il 29 luglio del 1714 a Villon-sur-Sarthe, un piccolo paesino della Francia, intenta a scappare da un banchetto di nozze e a nascondersi nel bosco.

La rincontriamo, e ancora non sappiamo che si tratti di lei, il 10 marzo del 2014 a New York nell’atto di svegliarsi nel letto di qualcuno con cui, evidentemente, ha trascorso la notte.

Da questo momento i capitoli sono un alternarsi di due racconti: quello dell’infanzia di Adeline nel 1700 in Francia e quello del presente di Addie, nel 2014 in America. Man mano che la narrazione prosegue, diventa chiaro che Adeline e Addie sono la stessa persona. Ma come è possibile? Avanzando nel racconto della sua “prima” vita scopriamo che la giovanissima Adeline sognava di lasciare il paesino di Villon-sur-Sarthe e di girare il mondo, lontana da qualunque vincolo imposto dal matrimonio, libera e felice. Proprio per sfuggire a un matrimonio imposto dai suoi genitori, la ragazza stringe un patto con lo sconosciuto, il quale le regala l’immortalità (almeno finché lei avrà la forza di sopportarla), in cambio però del suo nome.

Adeline pensa che stia guadagnando la libertà, non capendo che invece si sta condannando a una vita di solitudine. Come prezzo da pagare per il suo desiderio, lo sconosciuto cancellerà il ricordo di Adeline in chiunque l’abbia conosciuta (i suoi stessi genitori, per esempio) e da chiunque la conoscerà. Basterà chiuderle una porta in faccia perché la sua presenza nel mondo venga cancellata. Lei stessa sarà incapace di pronunciare il suo nome. Però, potrà viaggiare indisturbata per il mondo, abituandosi a una nuova normalità; vedrà guerre e conoscerà artisti, avrà storie d’amore e passione per ben tre secoli. Ma non sarà ricordata da nessuno.

Col tempo Addie capirà che se anche non potrà seminare ricordi, potrà invece seminare idee e sarà questa la sua eredità. Almeno, fino al giorno in cui non incontra Henry che, con la banale affermazione “io mi ricordo”, cambierà la vita di Addie. Ma perché lo sconosciuto sempre attento e puntuale, questa volta ha lasciato un margine di errore?

Perché leggerlo

La vita invisibile di Addie La Rue è stata una lettura ambivalente: in parte mi ha catturata e fatto apprezzare l’idea e lo sviluppo originale che la Schwab ha dato al tema da sempre affascinante del “patto col diavolo”; in parte, invece, mi ha annoiato. Questa ambivalenza è durata per tutta la narrazione, tanto che anche dopo aver concluso il libro sono rimasta con la domanda: «Ma mi è piaciuto?». Vi racconto quali sono, per me, i punti di forza e i punti di debolezza di questo libro.

Punti di forza

Inizio col dire che la narrazione è suddivisa in sette parti, ogni parte è introdotta dalla presentazione di un’opera d’arte, di cui è presente l’immagine, la didascalia, l’ubicazione, il valore stimato e una spiegazione sull’origine creativa dell’opera.

Il leitmotiv di ogni opera è la musa ispiratrice: un sogno, un’idea ricorrente, un’immagine sfocata, una sensazione. Una donna con sette lentiggini sul viso di cui nessuno ricorda il nome o di come e se l’hanno mai incontrata realmente: Addie.

L’idea di fondo che pervade tutta la narrazione e che si espressa in particolar modo in questa collezione d’arte è che le idee sono molto più indomite dei ricordi. Addie sa di non poter essere ricordata e allora trova un modo per essere tramandata, in qualche modo, cioè ispirare idee che si tramuteranno in storie, quadri, musiche, racconti, statue…

È un concetto molto potente e l’autrice raccontandoci di come Addie conosca questi artisti in erba, di come se ne innamori, di come contribuisca alle loro opere, e quindi al loro successo, ci restituisce lo sviluppo del processo creativo. Adesso ci viene più facile credere ai sogni che ci ispirano, a quelle idee improvvise che illuminano il cervello. Adesso possiamo credere che anche per noi esista qualcuno che ce le sussurri, anche se non ce ne ricordiamo mai. È un’immagine poetica del processo creativo, che rende onore, in qualche modo alle muse (reali o meno) degli artisti.

Sempre collegato a questo aspetto, ci sono altri due elementi, a mio avviso chiave, che mi hanno fatto apprezzare la narrazione, che mi è così apparsa curata in tutti i dettagli. Mi riferisco alla tesi di dottorato di uno dei personaggi del racconto, che rintraccia in diversi dipinti e opere d’arte sempre la stessa ragazza, sconosciuta, senza nome, mai descritta, mai in primo piano, ma sempre presente con le sue sette lentiggini. Mettendo così in moto l’idea di un filo conduttore tra le influenze degli artisti nel corso dei secoli. Il secondo elemento è quello del meta-romanzo, anche se di più non posso dire per evitare spoiler.

Ultimo punto a favore è la struttura della storia: il presente è continuamente intervallato dal passato. Entrambi i tempi scorrono in avanti per raccontarci la storia di Addie attuale e tutte le sue avventure del passato. È soprattutto nel passato che si snodano le sue schermaglie con lo sconosciuto, mentre il suo presente è dominato da Henry. Il racconto prosegue in questa alternanza fino a un punto in cui passato e presente si allineano per dare vita al futuro. Lo scorrere del tempo passato ci aiuta a conoscere Addie, quello del presente aiuta Addie a conoscere Henry.

Punti di debolezza

Per quanto riguarda i punti di debolezza della narrazione, questi sono essenzialmente due: da una parte c’è una scrittura prolissa, estremamente descrittiva, infarcita di dialoghi e scenari inutili alla trama principale, già di per sé ricca ed eterogenea. Dall’altra parte il finale. Non posso dire troppo, naturalmente, ma considerando l’intera trama del libro e l’ambientazione di genere del racconto, io avrei lasciato qualcosa di più misterioso. Avrei sicuramente preferito un finale a effetto che, infatti, credevo fosse arrivato a un certo punto del racconto (il climax c’era tutto), solo che poi mi sono resa conto che il libro continuava ancora.

Concludendo

In conclusione posso dire che l’idea dell’invisibilità, del non essere ricordata, dell’essere dimenticata dietro una porta chiusa, di come Addie debba continuamente reinventarsi modi di vivere, di amare e di lasciare una traccia di sé mi piace molto; anche se nel complesso ritengo che il libro poteva essere sfoltito di un po’ di incontri che hanno rallentato il ritmo della storia, a cui in definitiva, sono mancati un po’ più di suspense e di mistero.


TitoloLa vita invisibile di Addie La Rue

Autore: Victoria “V.E.” Schwab

Traduttore: Marina Calvaresi

Editore: Mondadori Oscar Fantastica

Anno: 2020

Pagine: 492

Voto: 3.5/5

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