Il diario perduto di Frida Kahlo è un libro scritto da Alexandra Scheiman, che utilizza come pretesto letterario un fatto realmente accaduto: la sparizione di un taccuino nero nel giorno dell’inaugurazione della mostra dedicata alla pittrice messicana, allestita al Palazzo di Bellas Artes, in occasione dell’anniversario della sua nascita. Il misterioso taccuino era stato prima rinvenuto tra gli oggetti della casa-museo di Frida Kahlo in calle de Londres, nel quartiere Coyoacán.
«Abbi il coraggio di vivere, perché chiunque può morire»
Trama – Il diario perduto di Frida Kahlo
Chiamato il “libro dell’erba santa”, il taccuino conteneva al suo interno le ricette per le offerte del giorno dei morti. Secondo la tradizione messicana, infatti, il 2 novembre i morti ottengono una sorta di permesso divino che gli consente di tornare sulla terra. È per tale ragione che nella cultura messicana il día de los muertos è un’occasione da festeggiare, è un giorno di ricongiungimento con le persone care che ci hanno lasciato nel nostro cammino terreno, ma che non ci abbandonano mai del tutto.
La morte va quindi celebrata al pari di qualsiasi altra ricorrenza. I vivi si impegnano ad accogliere i loro cari attraverso altari adornati di fotografie, incensi, teschi di zucchero colorati, candele per illuminare il tragitto verso l’al di là e soprattutto il loro cibo preferito.
Da qui inizia la narrazione: per Frida Kahlo, il giorno dei morti è un giorno ancora più importante che per qualunque altro messicano. Lei deve onorare la sua madrina, che le ha permesso di vivere una seconda volta…
Ma la possibilità di una seconda occasione si paga a caro prezzo, e quella che Frida sente di vivere è una vita “presa in prestito”. I tradimenti di Diego, l’impossibilità di avere un figlio, le umiliazioni… Frida darebbe indietro tutto il suo successo come pittrice, come artista e come donna, darebbe indietro l’ammirazione che hanno provato tutte le persone che l’hanno conosciuta, per l’amore fedele del suo panzón.
Perché leggerlo
Non è facile raccontare la vita di una delle pittrici più conosciute, amate e apprezzate nel mondo come è Frida Kahlo. Libri, film e mostre sulla sua vita e sulla sua arte sono fonti di conoscenza inestimabili. La sua fragilità e allo stesso tempo la sua potenza; l’immagine distorta di se stessa vista attraverso i suoi stessi occhi; l’amore tormentato con Diego Rivera; gli appassionati amori extraconiugali; la bellezza e la bruttezza dell’esistenza.
Tutto questo è racchiuso in un solo nome, quello di Frida Kahlo, appunto; e chiunque riesce ad accostarlo a un volto, a un ritratto. Per tale ragione credo che sia un compito arduo scrivere un libro sulla vita di una donna di sì tanta fama, di cui – volendo – si conoscono anche i dettagli più agghiaccianti.
Invece, Alexandra Scheiman ci riesce. Riesce a raccontate l’opera – non solo quella raffigurativa e materiale, ma anche la vita stessa della pittrice messicana – di Frida Kahlo, con rinnovato interesse e sempre viva curiosità.
Quello che contraddistingue il libro della Scheiman e che me lo ha fatto amare profondamente, è questa immersione della vita di Frida Kahlo nel più totale esoterismo.
Il tratto sorprendente è che chiunque, leggendo il libro, si stupirebbe se gli venisse detto che non è assolutamente reale e possibile che un essere umano scenda a patti con la morte, per continuare a vivere dopo un tragico incidente. Che sia impossibile incontrarla mentre si cammina per strada o che il gallo canti la mattina solo per ricordarci che abbiamo un giorno in più da vivere, o che i nostri sogni siano tutt’altro che sogni.
E invece, che sia per la figura già di per sé fuori da ogni collocazione spazio-temporale di Frida, per la suggestività del luogo – il Messico – per i colori, i sapori e gli odori che il libro riporta attraverso le ricette di cibi che appartengono a un universo totalmente diverso dal nostro; o che sia per la magia dell’arte di Frida, ma in questo libro tutto sembra possibile e reale.
Si fa davvero fatica a non credere agli incontri inconsci della pittrice con la sua madrina, della sua devozione nel prepararle ogni anno manicaretti culinari, con l’intento di tenerla buona e vivere un giorno in più.
Titolo: Il diario perduto di Frida Kahlo
Autore: Alexandra Scheiman
Traduttore: Lucia Taddeo
Casa Editrice: Rizzoli
Anno: 2013
Pagine: 336
Voto: 5/5