La cura del dubbio

La cura del dubbio

La cura del dubbio è la nuova graphic novel, edita da Bao Publishing, di Elisabetta Romagnoli, illustratrice, fumettista e colorista romana.


«Non lo so… mi capita sempre, quando succede qualcosa di drammatico. Mi distraggono i pensieri leggeri»


La cura del dubbio – Trama

La cura del dubbio racconta di una realtà distopica e surreale in cui il governo ha messo al bando il dubbio legittimo. Chiunque venga sorpreso a dubitare in pubblico, viene immediatamente fatto prigioniero e stigmatizzato con una maschera a coprire il volto. Fulvio, il protagonista della storia, è uno scienziato che ha sposato la causa del governo e collabora con lui per creare un farmaco capace di far sparire per sempre il dubbio. Pur di riuscire in questo scopo “nobilissimo”, Fulvio sacrifica il suo rapporto con Camilla, la fidanzata desiderosa di costruire una famiglia con lui.

Ma le intenzioni espresse del governo – rendere l’uomo e quindi la società perfetta, facendo sparire, di fatto, la capacità critica di ragionamento, sollevata dal dubbio davanti a una situazione di piccolo o grande pericolo, capacità indispensabile per preservare la specie – sono davvero così virtuose come vogliono far credere o ci sono ragioni meno genuine dietro la ricerca per la cura del dubbio?

Perché leggerlo

La cura del dubbio mette in scena una società basata sulla denuncia del prossimo, in un esempio di civiltà che arriva a sconfinare nel suo contrario, creando così il paradosso del libero arbitrio. La tragedia raccontata dall’autrice è doppia: quella universale a rappresentanza di quei governi palesemente o meno evidentemente autoritari e manipolatori; e quella personale del protagonista, un uomo che ha creduto nei valori sbagliati e che per questo ha perso tutto. 

Questa graphic novel di Elisabetta Romagnoli è sicuramente una storia concettuale che vuole invitare a ragionare e a sviluppare una coscienza critica, che aiuti a non lasciarsi indottrinare troppo facilmente. È anche una critica, velata fino a un certo punto, alla facilità con cui molto spesso le popolazioni mondiali si lascino propinare teorie e informazioni basate su scopi prettamente egoistici e disinformativi. Perché un popolo che non ragiona è un popolo più facile da controllare. 

La view fumettistica di Mirko

Quant’è curioso il nostro vagare disperatamente e ossessivamente lungo percorsi mentali spontanei, naturali e rapidi? Lo odiamo, eppure ci rende umani. Dopo aver letto questo fumetto, ho fatto un piccolo esperimento, volgendo una precisa domanda a diverse persone che conosco: se potessi scegliere di non avere mai più dubbi, lo faresti? La risposta è stata nel 100% dei casi. Le motivazioni erano le più ovvie, i dubbi causano stress, ci tolgono tempo, ci fanno perdere importanti occasioni e ci rendono insicuri. La lettura di questa interessante graphic novel di Elisabetta Romagnoli potrebbe far cambiare idea a tutti loro, perché, nonostante non ci facciamo caso, è importante ricordare come dubitare di qualcosa significa anche esercitare il nostro libero arbitrio.

Influenzato dai percorsi riflessivi di questo fumetto, prenderò una direzione leggermente particolare. Nel 2020 è uscito un film sperimentale intitolato She Dies Tomorrow, il secondo di Amy Seimetz, acclamato dalla critica indipendente e incredibilmente azzeccato per il periodo storico in cui è stato rilasciato, ma non per cui era stato pensato. Una ragazza ha paura di morire il giorno seguente, e la sua ansia si attacca a tutte le persone con cui la condivide, come un virus invisibile. Era una particolare critica a come la società ci costringe a mostrarci sempre indistruttibili e a quanto ogni certezza può crollare quando un dubbio viene instillato.

Ne La Cura del Dubbio, il solo atto di porre una domanda (e, quindi, scommettere sulla possibilità di instillare una incertezza) viene considerato un attacco terroristico per cui le persone vengono letteralmente arrestate. Questa distante somiglianza tra le storie mi ha portato a individuare un altro sottile punto in comune, perché la pandemia che stiamo vivendo ha completamente distorto la nostra realtà, creando tantissimi sottoinsiemi di pensiero e modi di guardare a ciò che siamo, pensiamo e facciamo. Non è un segreto, tristissimo, che molte persone hanno deciso di mettere a rischio l’incolumità altrui pur di attenersi a quello che sembra essere il piano della società, quello inerente all’apparire, più che all’essere. Viviamo nel mondo dei social media e degli ideali imposti, non cercati, dopotutto. Nel film non si dialogava di ciò che si teneva dentro perché faceva apparire le persone più deboli, nessuno voleva ascoltare le ansie altrui.

In questa graphic novel nessuno vuole avere dei dubbi perché il governo ha deciso che i dubbi fanno male; certo, se le persone mettono in discussione (per davvero, però, non con semplici cospirazioni) la realtà, sarà più difficile controllarle. È sempre stato così e sarà sempre così. Agire convenzionalmente sembra farci sentire meglio, anche se in realtà siamo molto meno. Spiritualmente, The Matrix è già molto più vicino alla realtà delle cose rispetto al 1999. Bisogna guardare un po’ in profondità, e La Cura del Dubbio è già vicino alla realtà odierna, e spero che non ci si avvicini ancora di più.

Nel genere distopico, la negazione di una qualche libertà fornisce sempre lo spunto per raccontare una storia umana arricchita da un fondamentale sottotesto riflessivo. In questo caso, Elisabetta Romagnoli sceglie una via diversa, raccontando prevalentemente quel sottotesto, piuttosto che la storia. In questo, il fumetto è interessantissimo sotto il punto di vista narrativo, perché fruibile quasi come un saggio allegorico più che un racconto. Sappiamo poco dei personaggi e (complice anche l’ambientazione) comprendiamo poco dei loro backgrounds, della loro psicologia e delle loro parabole.

Abbiamo possibilità infinite, invece, di assistere ai loro ragionamenti; la possibilità di filosofeggiare è in fondo una delle maggiori rappresentazioni del libero arbitrio. Pochi riflettono sul fatto che è da quella stessa pratica che nasce la teorizzazione e la conseguente sperimentazione scientifica, quindi è molto intelligente vedere come siano proprio due scienziati a discutere in modo così umanistico della società. Ho apprezzato molto questo particolare, così come la critica sociologica ai cosiddetti powers that be; non è un caso che uno dei personaggi secondari utilizzi una maglia del Wu-Tang Clan, ne sono certo.

I disegni di Elisabetta Romagnoli sono molto particolari, spesso utilizzano fondali assenti o monocromatici, forme scomposte ed esagerazioni che sposano molto bene il lato ironico della narrazione, un po’ meno quello drammatico, probabilmente. Ho adorato l’esercizio mentale di riflessione fornito dalla lettura di questo fumetto, che riesce nel difficile compito di essere analitico e leggero allo stesso tempo, eppure devo ammettere di aver sentito la necessità di ricevere qualcosa in più: un corpo narrativo più formato a una storia più ampia. Un po’ di sostanza oltre la forma, per capirci.

La riflessione, a mio parere, sovrasta troppo il racconto, che sembra quasi una sinossi, ma è forse questa la natura dell’autrice, che infatti nasce come illustratrice. Questo è il mio parere da sceneggiatore, quindi è giusto considerare che, forse, in questa mancanza di corpo risiede una forza di spirito. A voi i dubbi.


TitoloLa cura del dubbio

Autore: Elisabetta Romagnoli 

Editore: Bao Publishing

Anno: 2021 

Pagine: 144

Voto: 3/5