Le guerriere che sfidarono l’oscurità

Le guerriere che sfidarono l’oscurità

Le guerriere che sfidarono l’oscurità, secondo libro di Namina Forma, dopo Le guerriere dal sangue d’oro, è un Young Adult, appartenente al genere fantasy, pubblicato in Italia da Mondadori.

Il mio compito è quello di presentarvi questo fantastico libro, che ho avuto il privilegio e la fortuna di leggere in anteprima, partecipando al Review Party organizzato per la sua uscita.

Le guerriere che sfidarono l’oscurità Trama

Le guerriere che sfidarono l’oscurità riprende la storia di Deka – la Nuru – e delle sue amiche alaki, tra cui Britta e Belcalis, ma anche delle gridamorte, come Katya. Le ritroviamo tutte impegnate in nuove missioni, una in particolare che riguarda l’oggetto arcano dell’an’golo, missione, che come tutte le altre, è stata affidata loro dalle Madri che Deka è riuscita finalmente a risvegliare.

In missione per andare a catturare il terribile sacerdote Kadiri non manca, al suo fianco, Keita e nemmeno gli altri uruni a cui tutte le ragazze si sono affezionate durante il periodo al Warthu Bera. Riuscire a catturare Kadiri – dopo che Deka e le altre hanno salvato Melanis, la secondogenita delle Madri – è di vitale importanza per salvare le alaki rimaste imprigionate al Warthu Bera, ora governato dagli eserciti di jatu (le guardie che erano fedeli all’imperatore). Quello che Deka e gli altri scopriranno lontano da casa è che non solo le alaki continuano a essere dissanguate, ma che ora – grazie molto probabilmente a un altro oggetto arcano – gli jatu che muoiono in battaglia possono sperimentare il sonno dorato e rinascere come gridamorte rinnegati.

È qui che iniziano a sorgere i dubbi di Deka: perché le Madri non l’hanno messa in guardia? Perché hanno mandato lei e le altre in una missione apparentemente impossibile da superare? E perché il sacerdote Kadiri venera un altro dio – Idugu – se le Madri hanno sempre sostenuto che non esistono esseri divini all’infuori di loro (tanto meno di sesso maschile)?

E infine, perché non riesce a ricordare la sua conversazione con la Madre Anok? Cosa c’entra la collana che porta al collo? Qual è la vera natura rapporto tra Mani Bianche e Melanis?

Perché leggerlo

Le guerriere che sfidarono l’oscurità è una storia ricca di domande che cercano una risposta. A volte non è facile riuscire a stare dietro a tutte le implicazioni delle risposte, ma quando si arriva alla fine della lettura tutto è ormai chiaro e il cliffhanger finale fa pregustare i nodi che si svilupperanno nel terzo libro.

Come per il precedente ci sono molti colpi di scena che riguardano le identità di diversi personaggi e il vero ruolo delle Madri nella storia.

Essendo un YA non mancano le dinamiche sentimentali che, effettivamente, alleggeriscono i toni più crudi della narrazione (qui, più che nel primo libro, Deka e le altre sono sempre in missione). C’è da dire, però, che essendo un libro di mezzo sconta la problematica della ripetitività. Alcuni passaggi sono lenti e noiosi, ma quando la storia prende finalmente il via, allora è difficile lasciar andare la lettura. Il finale – lasciato aperto per suggerire il continuo della storia in un prossimo libro – facendo eccezione per il colpo di scena che riguarda Deka, è un po’ spento rispetto allo sviluppo centrale della trama.

In conclusione, Le guerriere che sfidano l’oscurità, per sua natura di secondo volume – secondo me – sconta un po’ un abbassamento dei toni avvincenti del primo libro, ma resta una storia godibile se si cercano avventure fantasy e letture basate su temi attuali come quelli LGBQT+.


TitoloLe guerriere che sfidarono l’oscurità

Autore: Namina Forma

Traduzione: Valentina Daniele

Editore: Mondadori

Anno: 2023

Pagine: 438

Voto: 3.5/5

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