Il primo caffè della giornata

Il primo caffè della giornata

Il primo caffè della giornata è il terzo romanzo di Toshikazu Kawaguchi, dopo il successo di Finché il caffè è ancora caldo e Basta un caffè per essere felici, entrambi diventati presto bestseller. In questo terzo libro, sempre edito da Garzanti, l’autore ci permette di conoscere un altro pezzo di storia famigliare, svelandoci una seconda caffetteria in cui è possibile viaggiare nel tempo.


«Se si trattasse solo di viaggiare nel passato, chiunque potrebbe farlo. Ma questa caffetteria sceglie le persone proprio grazie alle sue regole; infatti, c’è chi rinuncia appena le sente. Invece le persone decise a tornare indietro nonostante tutte le regole hanno una ragione precisa per volerlo fare, non importa quale. Se c’è qualcuno che devono vedere, o che dovrebbero vedere, anche se la realtà presente non cambierà, non conta nient’altro»


Il primo caffè della giornata – Trama

Il primo caffè della giornata si colloca, cronologicamente, circa quindici anni dopo la fine di Finché il caffè è caldo. Ad accoglierci dietro il bancone della caffetteria troviamo sempre lo stesso omone Nagare, che ormai conosciamo bene; la fedele cameriera Kazu che ormai è diventata mamma dell’intelligente e sveglia Sachi; ma troviamo anche un nuovo cameriere, Reiji e nuovi avventori affezionati come la studentessa Nanako, migliore amica di Reiji e la psichiatra Saki.

Questa volta, a sedere sulla sedia che fa viaggiare nel tempo non è più la donna vestita di bianco, bensì un uomo vestito come se fosse nell’Ottocento, con tanto di tuba. Come mai? Perché questa volta non ci troviamo nella caffetteria di Tokyo, bensì in quella di Hakodate. A quanto pare, nella famiglia Tokita c’è un altro membro capace di far viaggiare nel tempo dopo aver versato il caffè dalla teiera in argento. È Yukari, la madre di Nagare. La donna è dovuta partire per l’America in cerca del padre scomparso di un suo cliente, perciò non poteva lasciare la caffetteria solo nelle mani di Reiji e per questo aveva chiesto a suo figlio di sostituirla per un po’.

Nagare, allora, aveva deciso di lasciare la caffetteria alle cure di Miki, sua figlia ormai quindicenne, con l’aiuto di alcuni clienti più fedeli e aveva portato con sé Kazu e la piccola Sachi. Sì, perché sono solo le donne della famiglia Tokita, dai sette anni di età, che possono versare il caffè per viaggiare nel tempo. Perdono questo dono nel momento in cui restano incinte di una bambina. È per questo che Kazu ha passato il testimone a sua figlia e ora, nella caffetteria di Hakodate, è proprio lei che versa il caffè, nonostante sia ancora molto piccola.

Le regole per viaggiare nel tempo sono sempre le stesse: la persona che si vuole incontrare deve essere stata nel caffè; non bisogna mai lasciare il posto dove si è seduti, altrimenti si torna immediatamente nel presente; bisogna bere il caffè prima che si raffreddi o si rischia di trasformarsi in un fantasma; e soprattutto tornare indietro nel tempo, o viaggiare nel futuro, non cambia il presente. E allora perché viaggiare nel tempo?

Lo scopriremo attraverso la storia di Yayoi, così arrabbiata con i genitori per essere morti quando lei era solo una bambina da volersi vendicare; oppure lo capiremo con la storia di Todoroki, un comico che ha perso la voglia di vivere dopo aver raggiunto l’apice della carriera e aver perso sua moglie; o ancora grazie alla storia delle sorelle Reiko e Yukika; o infine con il gesto istintivo di Reiji.

Perché leggerlo

Il primo caffè della giornata, così come i due che l’hanno preceduto, è un libro caldo, accogliente, commovente. Ogni racconto porta con sé il dolore della perdita, lo stupore dell’incontro insperato, e la speranza che non tutto è perduto. Anche in questo caso, il messaggio è chiaro: vale la pena vivere, vale la pena amare, anche se poi tutto finisce. La morte di chi amiamo di più non deve renderci solo infelici, perché non si viene al mondo per essere persone infelici e non si muore per rendere tristi gli altri. C’è qualcosa di più, c’è un senso più profondo che può sembrare assurdo abbracciare. D’altronde, soprattutto nella nostra cultura occidentale, ci hanno insegnato ad aver paura della morte, a scacciarla, a chiuderla in un angolino lontano da noi. Ma la morte è solo una delle tante parti della vita e così dovrebbe essere affrontata. Facile a dirsi. Ma i libri di Toshikazu Kawaguchi sono terapeutici e aiutano a farci vedere l’esistenza sotto questa luce calda e al profumo di caffè.

Se nel primo libro le persone che sceglievano di viaggiare nel tempo capivano che, anche non potendo cambiare il presente, scegliere di fare una cosa nel modo giusto poteva cambiargli la vita, e se nel secondo scoprivano che pur non potendo cancellare il passato, era giusto perdonare e perdonarsi per cominciare un nuovo percorso, in questo terzo libro ogni avventore della caffetteria impara che le persone che non ci sono più continuano a volere il meglio per loro e che ogni gesto è un gesto d’amore.

Il primo caffè della giornata ci trasporta in una nuova caffetteria che, nonostante sia più affollata dai turisti rispetto a quella di Tokyo, conserva la sua magia. L’atmosfera del locale, qui, si mescola con i colori delle stagioni di Hakodate. Ma il campanello che fa din don e che segna l’inizio di una nuova storia è rimasto lo stesso.

Il primo caffè della giornata è un regalo sempre gradito, è un balsamo, è la cura contro la paura. A ogni storia si forma un groppo in gola e, alla fine, le lacrime che cadono giù sono di speranza.

Se ti piacciono le storie ambientate in Giappone, leggi anche le mie recensioni degli altri libri dello stesso autore, Finché il caffè è caldo e Basta un caffè per essere felici.


TitoloIl primo caffè della giornata

Autore: Toshikazu Kawaguchi

Traduttore: (dall’inglese) Claudia Marseguerra

Editore: Garzanti

Anno: 2022 (prima edizione giapponese 2018)

Pagine: 180

Voto: 5/5

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